giovedì 9 luglio 2009

PROCESSO DI AREZZO, PM, VERSIONE AGENTE INVEROSIMILE LO AFFOSSA

Il Pm Giuseppe Ledda: "Dopo un anno e mezzo c'è un cambio di versione abborracciata che aumenta il grado di inverosimiglianza del racconto. Questo tentativo maldestro lo affossa definitivamente"

Una versione «abborracciata» e inverosimile che «arriva al parossismo»: «Un tentativo maldestro che lo affossa definitivamente». Così il pm Giuseppe Ledda ha definito le versioni fornite dall'agente Luigi Spaccarotella, riguardo i frangenti dell'omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri, avvenuto l'11 novembre del 2007 ad Arezzo. Durante la sua requisitoria Ledda ha ricostruito le dichiarazioni rilasciategli nell'imminenza del fatto - che il pm ha definito «false» -, e quelle successive fra cui la dichiarazione spontanea in aula. «L'imputato non ha accettato l'esame in aula», ha detto Ledda, secondo il quale «chi racconta una storia costruita a tavolino ha paura delle contestazioni». Ripercorrendo le dichiarazioni dell'agente Ledda ha chiesto: «Come è possibile credere? Solo un folle avrebbe potuto correre con il cane armato e il dito sul grilletto. Si sarebbe sparato addosso. Quando si è fermato, l'agente ha di nuovo messo il dito sul grilletto». Ancora riferendosi alle dichiarazioni in aula «dopo un anno e mezzo - ha detto Ledda - c'è un cambio di versione abborracciata che aumenta il grado di inverosimiglianza del racconto». «Questa inverosimiglianza - ha aggiunto Ledda - arriva al parossismo quando l'agente cerca di ipotizzare un racconto che concili la sua versione a quella dei testi. Questo tentativo maldestro lo affossa definitivamente».

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